E’ una questione che divide ed appassiona: Fino a qualche tempo fà non avevo dubbi nel prediliegere il sistema analogico dalla ripresa alla stampa in quanto il digitale non offriva ancora la stessa qualità dell’immagine, la profondità dei toni, la gamma dinamica e la nitidezza della stampa su carta silver gelatin o baritata che dir si voglia.

Oggi la Epson ha introdotto un nuovo sistema di stampa, il digigraphie che consente di ottenere dalla scansione del negativo analogico (che resta ancora il miglior metodo di acquisizione dell’immagine rispetto al più sofisticato dei sensori per il digitale) una stampa paragonabile alla stampa tradizionale.

E’ necessario fornire al laboratorio attrezzato con il nuovo sistema un file diverso da quello prodotto dalla scansione.  Inanzitutto è indispensabile ottenere dal negativo una scansione professionale.

Certamente il sistema ibrido (ripresa con pellicola-scansione-elaborazione-stampa in digitale) è stato adottato da molti fotografi, perchè consente di avere un originale ben più utile, sicuro ed economico di quello ottenuto con la ripresa digitale e permette di fare sul file generato dalla scansione del negativo tutte quelle modifiche come le bruciature e le mascherature, la spuntinatura, le maschere di contrasto, etc con metodi ben più semplici, rapidi e prevedibili del sistema tradizionale. Per non menzionare il problema del consumo di acqua e dello smaltimento dei bagni.

Credo però che ci si debba attrezzare con computer e memorie di capacità di lavoro molto elevate rispetto ai soliti notebook. Un negativo 4×5 credo che generi files da almeno 300mb e se ci aggiungi livelli, maschere, etc si sale vertiginosamente in necessità di memoria RAM e hard disc.

Da un punto di vista “filosofico” il sistema tradizionale ha un approccio più meditativo benchè più sofferto, e per noi fotoamatori resta ancora il miglior sistema per mostrare la proprie fotografie stampate nella propria CO, a meno che non si vogliano fare ingenti investimenti, incompatibili con l’utilizzo che facciamo della fotografia.

Per il momento quindi, a meno che la tecnologia digitale non diventi più economica, il miglior sistema per produrre immagini, e mostrarle, è ancora quello analogico.

Autore Gino Di Meglio

Fotografia analogica.

2 Commenti
  1. Ciao Giuliano
    Benvenuto sul blog

    condivido la caratteristica di unicità della camera oscura, e il bel paragone che la pellicola è femmina. Vero, ogni stampa è unica e diversa, anche con gli stessi accorgimenti e impostazioni del giorno prima, inevitabilmente le sfumature saranno diverse dalla precedente. Questa è di sicuro la caratteristica inimitabile della pellicola. La costrizione della sempre diversità del risultato finale, vero prodotto artigianale e non clonato.
    Il mio approccio con al fotografia è recente e si riduce “purtroppo” alla solo conoscenza del digitale. Le mia uniche esperienza, è stato a casa di Gino, dove ho potuto ammirare la magia della camera oscura. Un procedimento che ritengo di grande sacrificio rispetto al nostro digitale, dove si ritrova la vera e forte passione per la Fotografia. Dopo averlo visto nutro una profonda ammirazione e rispetto per la stampa analogica.
    Detto questo, rispettando e condividendo il tuo pensiero sull’unicità della stampa a pellicola, devo dire che oltre queste inimitabili caratteristiche, il digitale offre gli stessi spazi creativi della pellicola. Nella post produzione e sviluppo, ( rimanendo nei canoni della fotografia e non della Grafica ) è in tutto e per tutto uguale alla pellicola.

    Grazie Giuliano
    Buone Feste

    ps: complimenti per le tue foto
    viste sul tuo sito

    purtroppo usefilm è out
    dove anche io ho postato per vari anni ti invierò il link appena ritorna funzionante

  2. Gino,
    con l’avvento della fotografia la pittura non è finita nel dimenticatoio.
    Il digitale è fantasticamente pratico e perfetto per chi ha necessità di risultati professionali di largo consumo.
    Poi c’è la nicchia di chi ama ancora ricercare un risultato tribolato plasmando l’argento in strane alchimie mescolando l’esperienza, la manualità e le capacità artistiche ricordando che la pellicola è femmina e quindi la puoi trattare come l’avevi trattata il giorno prima ma lei reagirà sempre in modo differente 🙂
    Ultimo ma non ultimo ci metto l’unicità del risultato, una stampa da negativo non è mai uguale una all’altra.

    Oggi giorno il David di Michelangelo potrebbe essere riprodotto su scala industriale con macchine a controllo numerico senza intervento umano (se non in fase di progettazione su computer).
    Avrebbe sempre lo stesso fascino dell’originale?
    Oppure siamo solo rimasti noi due a credere ancora a questa differenza ?

    Ciao

    Giuliano

    P.S. Ho scoperto che su questo sito posta anche una vecchia conoscenza, Donato Russo che risaluto volentieri.
    Sul sito http://www.usefilm.com/photographer/52264.html ci sono anche altre foto più recenti (quello mio ufficiale è poco aggiornato).

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